Canzone degl'Itagliani intorno al mondo

E Cesare venne e vide e vinse
disse,mò qua ci facciamo
L'Italia,
e poi se ne ite;
e ci venettero l'ostrogoti
a dirne due gotiche,
e ci stettero un pochettino,
e poi se ne andettero.
E l'itaglia non ci sta,non ci sta.
E poi venne l'u grande
Napuleone e disse;
adesso mi faccio la
gloria.
E la moglie - te,mi sa che
Sei stato, con la gloria.
E l'itaglia
Non ci sta,
non ci sta,
e c'è chi
viene e
chi va.
Ed è un porto
Di mare,
dove se stà bene
purchè se magna.
E l'itaglia È uno stivalone,
Col tacco a
Penzolone,
e ci stanno tutti dentro,
stretti,male e in macilento.
E se si aumenta ancora un po',
qui finisce che l'italiani,se ne vanno lemmi,lemmi.
E ci rimangomo l'altri,a fare i Santi e i fanti.
Er ar l'italiano,guarda un po',se dice sempre,
che cambia tutto,arzichenò.
Ma invece al fin della licenza er poveretto,se
Piscia sotto,e sta sempre più sotto,
er il ricco se spassa,se magna ed è sempre una manna.
Er la giustizia s'ammoscia e s'alligna,
trar le pagine e libbri dè potenti,
che la fanno forte,con i deboli,
e debole col forte.
Cher cittadino,assai se lagna,che
Sta vigna ormai se fregna e ha da finì.

Stefano Meraldi


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