Un'esperienza di viaggio a Cuba

Girovagando per due settimane nell'isola Caraibica di Cuba ci siamo imbattuti in situazioni rocambolesche, avventurose e sentimentali che hanno lasciato un segno indelebile in ogni compagno di viaggio.
In particolare però resterà a dir poco mitica, a memoria di chi l'ha provata, la sensazione vissuta fino in fondo, di passare una giornata al di fuori dell'ordinario nell'entroterra cubano con un gruppo di persone del posto.
La nostra piccola grande avventura inizia dopo aver passato gran parte del primo pomeriggio nei pressi della storica "Baia dei Porci", con visita annessa al museo che racconta i fatti cruciali dei giorni che fecero tremare il mondo.
L'atmosfera che si era respirata fino ad ora era quella sonnecchiosa di turisti accaldati ma motivati da considerazioni personali di visitare quasi in religioso silenzio i luoghi simbolo della rivoluzione cubana.
L' idea quindi di trasferirci ad altra destinazione molto più naturalistica, qual' era una conca naturale situata a 150 metri circa dal mare, con la particolarità di essere collegata da canali sotterranei all'oceano e quindi ricca di pesci coloratissimi e con la possibilità di fare un bel bagno, ha ravvivato lo spirito dell'allegra compagnia che è salita di buona lena e cantando per tutto il tragitto sul pulmino stracolmo in direzione della prossima tappa.
Il luogo era situato in prossimità della strada costiera e l'entrata al piccolo parco naturale distava al massimo 25 metri dal mare, all'entrata una solerte guardia ci fà presente che tra un'oretta avrebbe chiuso i battenti, accelerando il passo ci inoltriamo per una stradina circondati dalla fitta vegetazione circostante.
Lo scenario che ci si presenta davanti con il diradarsi dell'intrico dei rami è quello che in termini biblici definirei paradisiaco! Una piscina naturale circondata dalla vegetazione con i fiori dai colori sgargianti che caratterizzano e hanno reso famosi i Caraibi, il tutto incastonato da una parete rocciosa che racchiude la meravigliosa cornice che ci siamo trovati di fronte.
L' emozione che suscita il posto è talmente forte che è difficile resistere alla voglia di tuffarsi in acqua. Gran parte di noi, chi attrezzato con il costume, chi in mutande, si cala, anche con la maschera, nel torpore della calura con cui si viene avvolti dall'acqua calda.
Il luogo non era deserto e gli schiamazzi e le risate dei bambini accompagnate da quelle degli adulti che avevamo sentito sulla stradina in lontananza assumevano adesso dei connotati precisi regalandoci i visi solari di una numerosa e variopinta comitiva di cubani, intenti, soprattutto i maschi, a tuffarsi da una serie di rami che una mente occidentale coscienziosa avrebbe subito additato come pericolosi.
Grazie a valenti tuffatori improvvisati presenti tra noi italiani si è subito instaurato un rapporto agonistico non indifferente con i Cubani e sono quindi bastate una serie catastrofica di esibizioni nostrane controbilanciate da quelle belle, sportivamente parlando, degli aficionados del posto per diventare subito amici, tanto per non smentire la tradizione secolare degli isolani di far subito conoscenza con i forestieri!

Al momento della chiusura ci siamo tutti diretti in branco verso il mare che si trovava al di là della strada davanti al cancello di entrata e solo allora alcuni miei compagni ed io ci siamo accorti dello scalcinato camion parcheggiato lì vicino, con cui era arrivata la comitiva di cubani.
Nonostante avessimo abbondantemente approfittato dell'acqua calda della conca naturale, alcuni di noi non hanno esitato a tuffarsi nuovamente nelle calde e accoglienti acque, chi invece ha pensato bene di tirar fuori la macchina fotografica per immortalare il magnifico paesaggio, con tanto di tramonto sul mare, che si stagliava d'innanzi a noi, si è amorevolmente trovato circondato dagli amici cubani che volevano essere fotografati insieme a noi. Nel delirio generale di uno scatto dopo l'altro abbiamo catturato le espressioni festose di bambini, mamme, belle figliole, hombre e persino la nonnina che li aveva seguiti in quella pazza giornata al mare.
Inevitabile la richiesta da parte loro di ricevere le foto una volta sviluppate e proprio lo scambio degli indirzzi su pezzi di carta trovati di straforo ha intensificato il clima festaiolo che si era già instaurato e che andava ad intensificarsi in un crescendo vertiginoso tanto che in modo particolare uno degli uomini più carismatici del gruppo mi ha preso in simpatia e con asfissiante ma simpatico modo cubano mi assillava continuamente chiamandomi per nome ricordandomi che una volta tornato in Italia avrei dovuto mandargli le foto.
A legare ancora di più qualcuno di noi con l'allegra combriccola sono stati vari fattori come il regalo da parte di Federico di maschera e boccaglio a una bambina felicissima, l'insegnamento alla bell'e meglio da parte di Max dei primi rudimentali metodi per stare a galla a una ragazza che le aveva chiesto se le insegnava a nuotare e per quanto riguarda il sottoscritto è bastato levare la maglietta dal caldo che faceva per mettere in mostra un tatuaggio che ha suscitato l'ammirazione di tutti.
Sotto pressione di chi non stava più nella pelle di tornare in albergo ci siamo avvicinati tutti quanti ai rispettivi mezzi. Solo un esame più attento e approfondito ci ha rivelato il reale stato di degrado del camion dei nostri amici. Praticamente su un cassone completamente arrugginito erano dislocate ai bordi delle comuni poltroncine da giardino estivo e dove doveva esserci il pezzo che andava a chiudere il cassone c'era una consunta corda legata da una estremità all'altra, così che a una frenata un po' brusca non era da scartare l'eventualità che qualcuno seduto volasse giù dal camion. Con mio grande dispiacere ho notato vicino alla cabina tre cestelli di birre da 33 cl uno sopra l'altro con all'interno solo più bottiglie vuote che sicuramente hanno allietato al meglio le ore di calura che i nostri amici hanno dovuto sopportare per tutta la giornata.
Con la scusa di fotografare il camion per la mostra fotografica in progetto una volta tornati in patria un nugolo ristretto d'Italiani, di cui non potevo assolutamente non fare parte, si è avvicinato attirato come dalle sirene al veicolo, da lì a salire sul cassone il passo è stato breve, anche se molti di noi, Luca ad esmpio, hanno rischiato l'osso del collo per fare la piccola scalata.
Premettendo che a Cuba la musica è una parte fondamentale della vita di tutti i giorni, ho riscontrato che non si dà molto peso alla qualità con cui viene diffusa ma l'importante è che il volume sia alto. Quindi non poteva mancare un'adeguata colonna sonora per le scene irreali che si stavano consumando, mentre pezzi caraibici venivano sparati a palla abbiamo intonato un singolare motto che da quel giorno è diventato sinonimo di festa e allegria per tutti noi: "Fiesta, fiesta. Esta noche fiesta!". In tutto saremo stati più di una trentina a mettere a dura prova i vecchi ammortizzatori del camion.
Quelli che di noi non partecipavano al momento euforico erano abbastanza incolleriti e con un solo desiderio, quello di andare via. Così dopo averci aspettato come tanti bravi scolaretti nel pulmino per ben quindici minuti al caldo, ci hanno visto prendere i bagagli e salire con i cubani sul camion dopo aver ricevuto da parte di questi la simpatica proposta di tornare con loro all'hotel.
Dal momento che la maggior parte di noi italiani è partita con il pulmino, tra di noi che eravamo sul camion si respirava la sensazione che ormai si era in balia degli eventi e che qualsiasi cosa fosse capitata ormai non si poteva più tornare indietro.
All'appello dei Cubani mancava un ragazzo che si era spinto al largo col fucile, pinne ed occhiali per pescare e che ora riemergeva come un giovane dio nettuno dalle acque con un pescato apprezzabilissimo.
L'accensione del vecchio motore diesel ha dato il via a una delle più belle esperienze che mi siano mai capitate nella vita e penso di non peccare di presunzione nell' affermare che chi era con me ha pensato la stessa cosa.
Con il camion che sfrecciava per la strada costeggiando il mare, la musica caraibica che ti trapanava le orecchie e il vento tra i capelli, salta fuori una bottiglia di ron che comincia a girare e a versarsi a fiotti nelle nostre gole, stavamo carburando alla grande. La bottiglia finisce presto ma l'allegria e il clima di festa aumenta secondo dopo secondo e facendo una panoramica dei visi felici intorno a me ho un attimo di commozione interna che mi fà riflettere su come queste persone dignitose ma non benestanti riescano a gioire e far tesoro di quelle piccole cose che la vita ti può offrire a livello spirituale, quando qui da noi in Italia nonostante si stia relativamente meglio se non c' è sempre di mezzo qualcosa di materiale sembra non ci si riesca ad avere contatti umani spontanei e sopratutto senza fini come queste persone semplici ci hanno regalato.
A un certo punto il camion rallenta e si ferma in prossimità di una piccola baia la cui stradina per accedervi si divideva in due tronconi, uno a destra e l' altro a sinistra, che portavano rispettivamente a due file di casette sul mare, se si andava in mezzo si accedeva al mare. L'uomo che si era dimostrato il più rappresentativo del gruppo scende, si allontana verso le abitazioni per tornare dopo un pò con un'altra bottiglia di ron. Si rimette in moto il camion e pensando che stessero facendo manovra per prendere forse una scorciatoia per arrivare prima in albergo, entriamo a passo duomo nella baia ma anziché imboccare una delle due vie continuiamo imperterriti ad andare sempre più verso la spiaggia.
Non ci volevo credere ma stavamo effettivamente entrando in acqua con il camion e non quel tanto che bastava per bagnare le enormi ruote ma bensì con il mare ad altezza del cassone ed il muso del bestione in buona parte sommerso!
Lo stupore provato ci ha lasciati completamente esterrefatti tanto che a distorgliermi da una serie di frenetici pensieri che si accavallavano uno sull'altro e a riportarmi alla realtà irreale del momento mi è venuto in soccorso il mio amicone delle foto. Continuava a ripetermi che non c'era nessun problema, che potevamo lasciare la nostra roba sul cassone che nessuno l' avrebbe toccata e che ci avrebbero riportati a casa, nel frattempo mi esortava a tuffarmi in acqua. Non me lo sono fatto ripetere due volte! Messo su una pietra il fagotto che una mala diffidenza occidentale mi faceva tener d'occhio per paura di trovarne due, mi è bastato un non nulla per calarmi in quello scenario da pellicola cinematografica che stavamo tutti vivendo in prima persona e dimenticarmi di ogni perplessità.
Nell'entrare in acqua si è staccato il paraurti che a mo di trofeo tribale abbiamo innalzato davanti al camion per una foto di gruppo indimenticabile.
Il tramonto di fronte, un camion mezzo sommerso alle spalle e noi a mollo con bellezze dalla pelle d'ebano che ti prendono per mano e t'invitano a nuotare con loro, con i bambini e i loro schiamazzi, quà e là qualche coppietta e la musica che viene trasmessa stavolta da un impianto decente situato su una vera e propria rotonda sul mare il cui proprietario è un conoscente dei nostri amici.
A questo punto il gruppo si è separato, una buona parte a ballare, altri, me compreso, sono rimasti in acqua.
Dopo un pò che me la chiaccheravo e mi godevo la vita facendo il morto con Massimiliano e Luca è capitato un fatto curioso. Preso dalla voglia di sgranchirmi le gambe mi porto in posizione eretta e mentre mi raccolgo i lunghi capelli bagnati apro lentamente gli occhi verso la spiaggia e rimango pietrificato da quello che vedo: una nebbia fitta, quasi come quella dei fumogeni, che si stà espandendo dalla spiaggia verso di noi molto rapidamente inghiottendo al suo interno ogni cosa.
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di trovarmi all'interno di un film sulla guerra del Vietnam con il fumo tra le palme dopo un attacco aereo con il napalm. Fortunatamente veniamo a sapere quasi subito che napalm non è ma che la nube che ci avvolge come il nulla della "Storia infinita" non è altro che un potente insetticida sparato da dei trattori in quantità industriale per il grosso numero di zanzare che di sera infestano quelle coste.
I ballerini tornano e il gruppo si ricompatta per un ultima sguazzata generale e per fare ancora due chiacchere e venire così a sapere che i nostri amici abitano a circa 100 KM da lì, che hanno affittato tutti assieme il camion e cosa molto importante, che i loro bambini devono mangiare. A quel punto mi prodigo nel distribuire tra le mamme qualche schifezzuola occidentale per rifocillare i loro figli che guardano le confezioni in maniera famelica. Dopodichè spargo la voce e ricompattati saliamo sul mezzo per incamminarci verso casa.
Sul cassone non regnava la tristezza ma una voglia di ridere e scherzare che non andava scemando tanto da farci intonare "Bella ciao", canzone che è stata particolarmente gradita e che a gran voce a furor di popolo al grido di "Otra, otra, otra..." abbiamo nuovamente cantato tutti assieme, in un momento toccante e commovente.
Arrivati di fronte il villaggio siamo riusciti a far entrare un discreto numero di cubani che avevano espresso il desiderio di farsi un bagno nella pscina della strurrura ma evidentemente lo stile europeo che si vuole far trovare al turista occidentale in alcuni tipi di posti entra a far parte del modo di fare dei cubani che ci lavorano e nel caso specifico l' addetto alla piscina ha vietato, con una scusa banalissima, di fare il bagno.
Con un pò d' incazzatura che sale alle volte per situazioni del genere in un paese pieno di contraddizioni com' è Cuba riaccompagnamo i nostri amici al mitico camion e con baci, abbracci e quantaltro l'essere umano possa dimostrare fisicamente in segno di affetto e di amicizia, ci siamo congedati da quei visi sempre sorridenti non con un addio ma con un arrivederci!


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